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Portello Factory stories: l’Alfa Romeo Giulia GTA – 1° Parte

Portello Factory stories: l’Alfa Romeo Giulia GTA – 1° Parte

Portello Factory stories: l’Alfa Romeo Giulia GTA – 1° Parte

A cura di Vladimir Pajevic

All’inizio del 1965, Alfa Romeo realizza la coupé destinata all’agonismo, che sotto la sigla GTA (Gran Turismo Alleggerita) viene presentata al Salone dell’Automobile di Amsterdam.
La mitica vettura, che più di ogni altra ebbe un ascendente sull’immaginario collettivo delle macchine da competizione, nasce come la versione esasperata della Giulia Sprint GT, la coupé della serie 105 con carrozzeria Bertone, ed è stata l’espressione finale di quel fortunato progetto.
La vettura progenitrice era una piccola coupé destinata all’uso quotidiano e già di per sé rappresentava una miscela di design e sportività in quantità giuste ma furono il genio di Carlo Chiti e gli uomini dell’Autodelta che, con devozione e cura maniacale, portarono alla perfezione ogni parte della già straordinaria costruzione della vettura, trasformandola in GTA, una vincente macchina da corsa che ha segnato un’intera epoca.

Nessuna automobile italiana ha mai esercitato tanto fascino sul pubblico quanto l’Alfa Romeo GTA, entrata in produzione nel 1965 con il codice 105.02/A (105.32, codice interno d’identificazione).
La versione prodotta per uso stradale, che in base di normativa vigente prevedeva il minimo di 1000 vetture per fini omologativi nella categoria Turismo, nasceva nel reparto Carpenteria del Servizio Esperienze del Portello, mentre le vetture destinate alle competizioni erano assemblate dall’Autodelta a Settimo Milanese, dove si era trasferito il reparto per le attività sportiva dell’Alfa Romeo.
Per raggiungere quello straordinario grado di competitività, la GTA fu sottoposta alla spregiudicata lettura del regolamento, pur rispettando i limiti richiesti dalla FIA, per ottenere l’omologazione della vettura nel Gruppo 2 del Campionato Europeo Turismo.
Era la popolarità delle corse di auto nella categoria Turismo la spinta verso la formula vincente trovata dalla fabbrica che nella partecipazione ed eventuali successi nel campionato ETTC vedeva l’opportunità di incrementare le vendite.
Fu la scelta indovinata nel periodo quando sotto la guida del marchio, assunta da Giuseppe Luraghi, la precaria situazione finanziaria della fabbrica, cominciava a dare i primi segnali di ripresa.

La GTA si è affacciata nel mondo delle corse nel 1965, quando la vettura preparata dell’Autodelta esordiva nella gara in salita Trento-Bondone, conquistando il primo posto della categoria Gran Turismo 1600.
La Giulia GTA montava inizialmente lo stesso motore che equipaggiava la TZ2 (1570 cm3 di cilindrata) e che, ulteriormente sviluppato, forniva la formidabile potenza di 175 CV. Motore standard, così com’era venduto al cliente nella versione stradale, sviluppava già una solida potenza di 115 CV a 6.000 giri ma era soprattutto un propulsore pensato ad uno sviluppo ulteriore.
Diversi affermati preparatori privati come i milanesi Bosato e Facetti, il torinese Conrero e il romano Angelini, attirati dalle possibilità che offriva la nuova vettura, si sono cementati nelle elaborazioni della GTA, facendo spesso seria concorrenza alle vetture della casa madre.
Grazie alla soluzione di Filippo Surace che modificando la sospensione posteriore introdusse il centro di rollio dinamico noto come “slittone”, adottato da Chiti per le vetture da corsa, la GTA migliorò la tenuta in curva e garantiva una guidabilità di altissimo livello.
Il palmares della GTA è notevole. L’elenco delle affermazioni dei piloti della Casa e dei clienti sportivi al volante della GTA, hanno creato il mito dell’imbattibilità in tutte le categorie dove la vettura risultava ammessa.
Il numero complessivo delle vittorie comprende decine di titoli nazionali ed internazionali (perfino negli U.S.A e in Sudamerica), tre consecutivi Campionati d’Europa vinti per vetture Turismo con Andrea de Adamich (1966 e 1967) e Spartaco Dini (1969), nonché un Campionato europeo della Montagna con Ignazio Giunti (1967).

Il concetto della GTA era basato sull’elaborazione limite della Sprint GT standard che era stata alleggerita e potenziata.
Tutto ciò che poteva essere tolto dalla vettura come peso non essenziale, in particolare tutto il materiale fonoassorbente nella Sprint GT di produzione, è stato debitamente rimosso e la vettura ha ricevuto anche il rivestimento esterno fatto in lega Peraluman 23, che sostituiva i pannelli in acciaio della GT di serie. Anche i cerchi in lamiera d’acciaio sono stati sostituiti con quelli molto più leggeri in lega di magnesio, prodotti dalla Campagnolo di Vicenza.
In questo modo, la cura dimagrante toglieva circa 200 kg e, in combinazione con un motore più potente e le sospensioni elaborate per le corse, la GTA fu una macchina trasformata in vero bolide da pista.
L’elaborazione del motore prevedeva la testa a doppia accensione con valvole più grandi e un rapporto di compressione di 9,7 a 1 per la vettura in versione stradale che produceva 115 CV e toccava la velocità massima di 185 kmh. Le vetture preparate per agonismo dall’Autodelta erano ulteriormente alleggerite di altri 45 chili, con rapporto di compressione di 10,5 a 1 e producevano 170 CV a 7.500 giri / min.
Su queste vetture destinate alle corse si montava il differenziale a slittamento limitato, barra antirollio sulla sospensione posteriore, molle più corte più rigide, e radiatori dell’olio extra. Ma la chiave certa del successo era l’alleggerimento che rendeva la GTA un po’ meno rifinita ma certamente molto più reattiva e adatta alle competizioni.

 

I cerchi ruota Campagnolo in elektron, la serratura delle porte costituite da un semplice archetto con pulsante separato, i sedili anatomici ed alleggeriti, l’eliminazione totale dell’isolamento antirombo e tantissime componenti o parti appositamente costruite per la GTA, hanno portato la Giulia GTA in versione 1600 ad essere alleggerita fino ai limiti, arrivando a pesare 700 chili e a raggiungere, in base al rapporto al ponte, la velocità di oltre 200 Km/h, contro il peso di serie della coupé GT di 940 kg.
Il motore, sottoposto ad una preparazione meticolosa, cambia notevolmente il suo carattere, già per sé vivace, e si presenta come un vero gioiello costruito per le corse. La doppia accensione con carburatori doppio corpo Weber 45 DCOE14 da 45 mm, tutti i condotti di immissione e scarico nuovi e preparati per le corse,  valvole nuove di diametro maggiorato e alberi a camme specialmente prodotti per la vettura, insieme ad un nuovo albero motore e i pistoni forgiati dalla Borgo, hanno ottenuto un propulsore che con facilità raggiungeva la sua nuova rispettabile potenza di 160-170 HP.
Tutta questa cavalleria necessitava di un sistema di lubrificazione efficace così fu progettata la nuova coppa in magnesio, più capiente e molto più leggera, che sostituiva quella di serie.
A questo punto è chiaro che la questione della competitività era la parola d’ordine posta da Chiti e che per diventare vincenti bisognava adattare anche il cambio, il differenziale e le sospensioni per avere tutte le carte in regola.
Cosi nasceva il cambio ravvicinato con varie possibilità ed il differenziale con nuovi rapporti che si potevano cambiare sul ponte. Anche le altre componenti meccaniche erano sottoposte al cambiamento e così la pompa dell’olio è stata sostituita con una più capiente ed è stato eliminato l’ingombrante filtro d’aria, in futuro sostituito con la presa d’aria dinamica, ereditata dall’esperienza TZ.
Per ottenere l’omologazione in gruppo 2 Turismo (1000 esemplari prodotti come numero minimo) e per aggirare l’ostacolo che consisteva in un insufficiente spazio per sedili posteriori, fu escogitata la soluzione geniale che prevedeva un semplice profilo in plastica pressata che, seppur inutilizzabile come posto per sedere, comunque garantiva quello spazio minimo richiesto dalla FIA per scopi omologativi.
Con il passare del tempo la GTA guadagna anche il servofreno come optional, volentieri montato sulla versione stradale ma talvolta anche sulla variante da corsa.
Lo scarico sulla vettura da pista, diretto e con lo sbocco sotto la porta del conducente, emanava un rombo tremendo ed è chiaro che poteva essere montato solo per le corse.
Era fatta! La GTA scendeva in pista.

 

Continua con Portello Factory stories: l’Alfa Romeo Giulia GTA – 2° parte

Immagini:
Centro Documentazione Museo Storico di Arese
Archivio Scuderia del Portello
Archivio personale Vladimir Pajevic
Archivio Paolini

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