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Portello Factory stories: Achille Varzi, il signore della guida

Portello Factory stories: Achille Varzi, il signore della guida

Portello Factory stories: Achille Varzi, il signore della guida

A cura di Elvira Ruocco

Achille Varzi, da tutti considerato “il supremo ragionatore”, non è stato solo una delle figure più risplendenti dello sport automobilistico, ma soprattutto un uomo che dopo aver vinto e provato tutto nella vita, trovò la forza di ricominciare, di tornare a vivere e a vincere.
Diceva che “per vincere, non c’è bisogno di seminare gli avversari o l’avversario, basta mettere il muso della macchina davanti al muso di quella dell’altro. Magari di un solo centimetro“.

Antagonista per eccellenza di Nuvolari, Varzi affascinò per il suo stile di guida gli addetti ai lavori che lo consideravano un grande stratega della corsa, ma soprattutto fu uno dei pochi corridori che desse importanza  a particolari comunemente trascurati.
La meticolosità e la continua ricerca della perfezione  fecero di lui un collaboratore prezioso per tecnici e costruttori.
Un brillante giornalista dell’epoca, Giovanni Canestrini scrisse di lui: “cuore da napoletano mascherato dalla durezza e freddezza piemontese”.
Varzi si accontentava di vincere e, subito dopo il traguardo, se la “squagliava” perché le manifestazioni di simpatia lo infastidivano.
A Canestrini  che ammirava la sua passione per le corse ma gli rimproverava la  freddezza verso il pubblico che invece lo osannava, Varzi  rispose: “Se la gente che si occupa di me sapesse che corro per me stesso poche e per poche persone di cui mi preme il giudizio, non se la prenderebbero tanto….”.

A Monza, nel 1929 fu così spettacolare la sua vittoria sull’Alfa P2, che addirittura ci fu chi propose di ribattezzare l’autodromo di Monza in “Varzodromo”.
Insieme a Tazio Nuvolari, fu protagonista di una rivalità eterna che era nata già dalle prime corse in moto, quando entrambi avevano gareggiato per la stessa squadra guidando una Bianchi.
Con l’Alfa si ritrovarono  di nuovo insieme nel 1929, nel 1930, nel 1934 e nel 1937 anno in cui si ritirò dalle corse per sottoporsi ad un lungo periodo di cura  in una clinica svizzera, . ma ritornò  guarito all’Alfa nel 1946 presentandosi con coraggio al giudizio del pubblico e degli esperti .

La mattina del 1^ luglio del 1948, alla vigilia del G.P. d’Europa a Berna, non immaginava che avrebbe perso la vita durante un giro di prova dopo aver urtato un terrapieno che costeggiava un’ampia curva a sinistra, dopo la Jordenrampe.
Nuvolari, l’eterno rivale, in una intervista pubblicata cinque giorni dopo la sua morte lo ricordò con queste parole: “ Abbiamo disputato insieme su tutti i circuiti del mondo più di 150 competizioni e sempre ho visto il mio amico e rivale correre con uno stile perfetto. L’automobilismo italiano ha perso un grande campione e il mondo un leale sportivo. Varzi è morto sereno perché conosceva i pericoli della nostra terribile passione e per scaramanzia, nelle sue trasferte all’estero non prendeva mai il biglietto di ritorno. Un vero campione non può veramente abbandonare la competizione che così.”

Immagini: Moto Club Achille Varzi

 

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